Una mansarda al quinto piano: un angolo di cielo aprico
sull'immenso, una pagina bianca da vergare, un ruvido
blocco di marmo da sbozzare, una ruvida tela intonsa da
segnare. "Modèle a Paris" è il sogno sognato di
una vita, il velo svelato di un segreto racchiuso in un
bocciolo di miele, un tocco asprigno, è il mistico
disegno di una melodia tessuta su una partitura vuota
che attende il graffio fuggente e pungente del suo
creatore.
Bohemienne il disfatto imeneo di velluto blù nel
drappeggio austero dai risvolti di un indaco damasco su
cui adagia le sue forme la fanciulla vestita di luce.
Nuda dinanzi al travaglio del poeta, fermo dinanzi al
cavalletto a implorare il cielo di fermare lì l'istante
glorifico della gioventù ridente da incidere sullo
schermo chiaro della tela. Sul letto veleggiano vesti
sfatte dopo il fortunale, deposte, adagiate come sul
fondo di una bottiglia rotta dal mare in risacca. Umide
le labbra, dolcissimo il viso reclinato sull'omero
manco, gli occhi bassi che rintuzzano, fermi, ogni
sguardo indiscreto, incomposto, lubrico, nel
prevaricante imbarazzo di una nudità sofferta e non già
doma. La verecondia dei gesti che scoprono i calzari,
inseguono il virgineo nitore del collo, le braccia
sottili, la curva sinuosa della schiena inarcata che
indugia sui fianchi torniti arrestando il cammino
all'altezza impudente dell'arco di Venere. Il capolavoro
che attende la sua nuda imago fissata dalla luce
trasfigurata in alto di un ovale teso verso l'infinito.
Sulla tavolozza franca attendono i colori, mentre tra
tenui trasparenze fluttuano pennelli bianchi come ceri
votati alla Vergine del cielo, celando schizzi e abbozzi
che occhieggiano beffardi da una cartella cupa, prona
sul noce radica di un vecchio comodino retrò. Dipinto
nel dipinto. L'eterna sinfonia incompiuta di un artista.
L'artista è come il mare: un po' selvaggio e un po'
sgualdrina. Si lascia accarezzare dal libeccio e dal
maestrale. In ogni porto s'addormenta all'ombra degli
scogli, sdraiandosi sensuoso sull'arena già calda del
suo seme. E fa l'amore dandosi per niente al primo che
lo accoglie al riparo delle grotte fonde che echeggiano
di fremiti lascivi, o sotto la scogliera che urla,
posseduta, la violenza dei suoi amplessi. L'artista è
come bianca duna del deserto che ad ogni gemito di vento
cambia sito e direzione e sempre a nuove balze si
raduna; e come il vento che non ha sentieri, non ha
casa, non ha patria, non ha amori che possano riempire
la sua smania di cercare. E gli umori della luna sono le
facce del suo cuore. L'artista, metà uomo, metà demone
ribelle, quasi terra, quasi cielo, è sempre solo! |