"Modèle a Paris" di Nello Colombo (giornalista de "IL GIORNO")

 
Una mansarda al quinto piano: un angolo di cielo aprico sull'immenso, una pagina bianca da vergare, un ruvido blocco di marmo da sbozzare, una ruvida tela intonsa da segnare. "Modèle a Paris" è il sogno sognato di una vita, il velo svelato di un segreto racchiuso in un bocciolo di miele, un tocco asprigno, è il mistico disegno di una melodia tessuta su una partitura vuota che attende il graffio fuggente e pungente del suo creatore.
 
Bohemienne il disfatto imeneo di velluto blù nel drappeggio austero dai risvolti di un indaco damasco su cui adagia le sue forme la fanciulla vestita di luce. Nuda dinanzi al travaglio del poeta, fermo dinanzi al cavalletto a implorare il cielo di fermare lì l'istante glorifico della gioventù ridente da incidere sullo schermo chiaro della tela. Sul letto veleggiano vesti sfatte dopo il fortunale, deposte, adagiate come sul fondo di una bottiglia rotta dal mare in risacca. Umide le labbra, dolcissimo il viso reclinato sull'omero manco, gli occhi bassi che rintuzzano, fermi, ogni sguardo indiscreto, incomposto, lubrico, nel prevaricante imbarazzo di una nudità sofferta e non già doma. La verecondia dei gesti che scoprono i calzari, inseguono il virgineo nitore del collo, le braccia sottili, la curva sinuosa della schiena inarcata che indugia sui fianchi torniti arrestando il cammino all'altezza impudente dell'arco di Venere. Il capolavoro che attende la sua nuda imago fissata dalla luce trasfigurata in alto di un ovale teso verso l'infinito. Sulla tavolozza franca attendono i colori, mentre tra tenui trasparenze fluttuano pennelli bianchi come ceri votati alla Vergine del cielo, celando schizzi e abbozzi che occhieggiano beffardi da una cartella cupa, prona sul noce radica di un vecchio comodino retrò. Dipinto nel dipinto. L'eterna sinfonia incompiuta di un artista. L'artista è come il mare: un po' selvaggio e un po' sgualdrina. Si lascia accarezzare dal libeccio e dal maestrale. In ogni porto s'addormenta all'ombra degli scogli, sdraiandosi sensuoso sull'arena già calda del suo seme. E fa l'amore dandosi per niente al primo che lo accoglie al riparo delle grotte fonde che echeggiano di fremiti lascivi, o sotto la scogliera che urla, posseduta, la violenza dei suoi amplessi. L'artista è come bianca duna del deserto che ad ogni gemito di vento cambia sito e direzione e sempre a nuove balze si raduna; e come il vento che non ha sentieri, non ha casa, non ha patria, non ha amori che possano riempire la sua smania di cercare. E gli umori della luna sono le facce del suo cuore. L'artista, metà uomo, metà demone ribelle, quasi terra, quasi cielo, è sempre solo!